Al Padre Frate
Buonaventura Cavalieli, Lettore di matematiche nello Studio di Bologna,
26 ottobre 1647. Molt'Ill.re e m.to
R.do P.re Sig.r mio P.ron Col.mo So che il mio nome
sarà nuovo a V. P. m.to R. e che l'infausta occasione di
darmele
a conoscere
glelo potrà rendere odioso, ma confido che la sua
prudenza mi sarà benigna e quando in me non riconosca altro di
buono che l'essere stato amico cordiale e confidente del Sig.r
Vangelista Torricelli, riceverà in buon grado quest'offizio
ch'io devo
passar seco con tanto mio cordoglio. E’ piaciuto a Dio
Nostro Signore di privare il mondo di questo grandissimo
ingegno di
questo matematico e filosofo, gli encomii del quale V. P.
potrà
e saprà spiegare meglio d'ogni altro. S'ammalò
ildì 5 corrente, con doglia di testa, dopo havere scritto, come
mi disse, una lettera a V. P., con inserirvi alcune dimostrazioni
molto laboriose.
Si fermò in letto il dì 6, e per la prima
settimana non fu stimalo pericoloso il suo male, ma non si
trascurò il troncarg1i la strada con tutti quei rimedi che
parvero opportuni
a due medici (3),
fra' quali quello del Ser.mo Gran Duca. S'aggraviò assai al nono
giorno, e morì finalmente la notte succedente al
dì 24
corrente su le dieci ore e un quarto, con pianto univelsale della
città e particolarmente degli amici, e con sentimento
straordinario del Ser.mo P.rone, come io so che sarà di
V. P. e
di tutti i litterati. La prima lettera di V.
P., scrittagli in dì 12 corrente, comparve in tempo che non
si doveva
nè si poteva presentarglela, e si serbò all'esito
del male. In tanto è comparsa l'altra del 22, et ambedue si
sono
aperte dopo sua morte, con molto disgusto della seconda disgrazia, dico
della indisposizione di V. P., non solo per esser ella amata e stimata
quanto ella merita, ma ancora perché ne proibisce la
publicazione
delle proposizioni del n.ro Sig.r Vangelista, che
già sono ne le mani di V. P., e ci toglie il
consiglio e l'aiuto
che da lei si voleva e poteva ricevere per la publicazione degli altri
scritti che egli ha lasciati. Io, come cordialissimo amico del Sig.r
Torricelli et esecutore da lui eletto nel testamento, così
di
questa publicazione come dell'altre cose, propongo alla
Paternità Sua il rimandare in qua, se le pare, quelle
proposizioni che ella non potrà fare stampare,
acciocchè,
se il Sig.r Vangelista
per la molta sua confidenza in lei non se ne
fusse serbata copia, elle si possano stampare con l'altre sue opere. Devo anco, per ricordo
espresso lasciatomi dal Sig.r Torricelli, significare a V. P. che alle
settimane andate passò per questa città il S.r
Gioseffo
Piantanida di
Milano, suo nipote, il quale, coll'intercessione del nome
e parentado di V.P. impetrò da lui in presto quindici scudi
di
questa moneta e ne lasciò ricevuta appresso al S.r Vangelista,
quale desiderava che V. P. fusse quella che ne procacciasse il rimborso
a' suoi fratelli et eredi, nel qual caso io sarei pronto a mandarle la
detta ricevuta, già che non sono ancora comparsi i fratelli.
Mi
sarebbe di
consolazione, nella perdita d'amico sì caro e del quale io
mi pregiavo tanto, se questa lettera mi servisse
d'introduzione
alla
grazia ambita di V. P., da me molto ben conosciuta per fama,
di
che
ella mi darebbe gratissimo contrassegno se accompagnasse la
risposta,
ch'io spero e attendo dalla sua gentilezza, con qualche suo
comando;
mentre resto pregando Dio che ristori la perdita che ha fatta
il
mondo
nell'immatura morte del Sig.r Torricelli, con la pristina
sanità
e lunga vita di V. P. m.to R., alla quale bacio
reverentemente le
mani. Firenze, 26 ottobre
1647. |