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Lettera a Michelangelo Ricci 28 giugno1644    (1), (2)
EVANGELISTA TORRICELLI a [MICHELANGELO RICCI in Roma]
[Firenze, 28 giugno I644]


[…] Intanto tengo per superfluo rispondere alle sue tre obiezioni intorno alla mia fantasia della resistenza apparente nel far il vacuo, perché spero che a lei medesima saranno sovvenute le soluzioni, dopo scritta la lettera. Quanto alla prima, io rispondo: se V. S. induce la lamina saldata che copra la superficie della catinella, la induce di maniera che ella tocchi l'argento vivo della catinella, che quello innalzato nel collo del vaso resterà come prima sollevato non per il peso della sfera aerea, ma perché quello della catinella non potrà dar luogo. Se poi V. S. indurrà quella lamina, sì che ella pigli dentro anco dell'aria, io domando se quell'aria serrata dentro, V. S. vuole che sia nel medesimo grado di condensattione che l'esterna, et in questo caso l'argento vivo si sosterrà come prima (per l'esempio che darò adesso della lana), ma se l'aria che V. S. include sarà più rarefatta dell'esterna, all'hora il metallo sollevato descenderà alquanto; se poi fusse infinitamente rarefatta, cioè vacuo, all'hora il metallo descenderebbe tutto, purché lo spazio serrato lo potesse capire. Il vaso ABCD è un cilindro pieno di lana, overo d'altra materiaI compressibile
(diciamo d'aria), il qual vaso ha due fondi, BC stabile et AD mobile e che si adatti, e sia AD caricato sopra dal piombo E che pesi 10.000.000 libbre. Credo che V. S. intenderà quanta violenza sia per sentire il fondo BC. Hora se noi spingeremo a forza con piano o ferro tagliente FG, sì che entri e tagli la lana compressa, io dico che se la lana FBCG sarà compressa come prima, ancorché il fondo BC non senta più nulla del peso sopraposto del piombo E, in ogni modo patirà il medesimo che pativa prima. Applichi V. S., che io non starò a tediarla più. Quanto alla seconda, fu una volta un filosofo che, vedendo la cannella messa alla botte da un suo servitore, lo bravò con dire che il vino non sarebbe mai venuto, perché natura de' gravi è di premere in giù e non horizontalmente e dalle bande, ma il servitore fece toccarli con mano che, se bene i liquidi gravitano per natura in giù, in ogni modo spingono e schizzano per tutti i versi anco all'insù, purché trovino luoghi dove arivare, cioè luoghi che resistano con forza minore della forza di essi liquidi.
Infonda V. S. un boccale tutto nell'acqua, colla bocca all'ingiù, poi li buchi il fondo, sì che l'aria possa uscire, vedrà con che impeto l'acqua si muove di sotto all'in su per riemperlo. V. S. applichi da sé, che non la tedierò più. La 3.a obiezione non mi par troppo a proposito, certo è che è meno valida dell'altre, ancorché essendo presa dalla Geometria paia più gagliarda di tutte.
Che un corpo immerso nell'acqua contrasti solo con tanta mole d'acqua quanta è la mole sua, è vero, ma il metallo sostenuto in quel collo di vaso non mi pare che si possa dire né immerso in acqua, né in aria, né in vetro, né in vacuo; solamente si può dire che egli è un corpo fluido e libratile, una superficie del quale confina col vacuo o quasi vacuo, che non gravita punto, l'altra superficie confina con aria premuta da tante miglia d'aria ammassata, e però quella superficie non premuta punto, ascende scacciata da quell'altra et ascende tanto, sin che il peso del metallo sollevato arrivi ad agguagliare il peso dell'aria premente dall'altra parte. V. S. immagini il vaso A col tubo BCD congiunto et aperto in D come sta dipinto, e sia il vaso A pieno d'argento vivo certo è che il metallo salirà nel tubo fino al suo livello E, ma se immergerò detto strumento nell'acqua fino al segno F, l'argento vivo non salirà fino ad F, ma solo tanto fino che l'altezza del livello nel tubo avanzi il livello del vaso EA della 1/14 parte in circa dell'altezza che averà l'acqua F sopra il livello del vaso A; e questo V. S. l'habbia per certo, come se avesse fatto l'esperienza. Hora qui si vede che si può dar caso che l'acqua F sia alta 14 braccia, et il metallo nel tubo ED sia alto un braccio solo; dunque quel braccio solo di metallo non contrasta con altretanta acqua, ma con tutta l'altezza d'acqua che è tra A et F, et in questi casi ella sa che non si guarda alle larghezze e grossezze dei solidi, ma solo alli perpendicoli et alle gravità in specie, e non ai pesi assoluti. Ma ho forsi detto troppo, se potessi parlarle forsi ella restarebbe appagata meglio. Io l'asicuro che se le sovviene altro, ella da se medesima potrà sciorre ogni difficultà; perché qua se ne sono pensate molte e tutte si sciolgono. Sia come si voglia [...]
 
note:

(1)  Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze, Italia
(2) In OPERE DEI DISCEPOLI DI GALILEO, Carteggio 1642-1648, a cura di P. Galluzzi e M. Torrini,
Firenze Giunti-Barbera 1975, Vol. I, pp. 130, 132